L’europeo è questo, almeno nella parte occidentale: si risveglia, si guarda attorno con occhi strabuzzati per l’orrore del sonno interrotto. Poi viene uno, gli dice che va tutto bene e l’europeo riprende a dormire.
Ma verrà il tempo e la promessa sarà liberata. La bestia, che per alcuni non c’è, uscirà definitivamente.
Se solo aveste origliato quando era il momento avreste sentito il suo umore ribollire, mentre i battiti del tempo colpivano sempre più forti.
La bestia è già passata, ha già ucciso. Gli europei sono stati avvertiti: il nido sarà lacerato, i figli dilaniati.
Gli europei sono dei vivi fra i morti, o dei morti viventi, cambia poco.
A Nizza “giaceva come un morto in miniatura anche una bambola” [E. Junger].
Il nostro sangue è stato profanato, profanati i nostri corpi scaraventati in aria.
La nostra bocca scatta come una molla e si spalanca ad ogni atto di terrorismo per poi richiudersi meccanicamente non appena viene uno a dirci che va tutto bene, quel pacifista d’amor ammorbante che abita i campi arrossati d’Europa, come un ratto voglioso stridendo “pace! pace!”
Inebriati dai colori e dagli aromi orientali, i pacifisti emettono, ritti sui piedini, gridolini di piacere che hanno qualcosa di eccitante per i terroristi, ma in verità il piacere è tutto loro, dei terroristi appunto.
E mentre il pacifista si fa fregare amabilmente [per non dire altro] dal terrorista, l’europeo ripulisce con cura il tappetino di casa dal sangue dei vicini e dopo il lutto di convenienza riprende a vivere invariabilmente la sua stessa assenza.
(pubblicato su www.atuttadestra.net)