Per una Estetica della Nazione


Parleremo brevemente di biopotere e di superamento della prospettiva democratica attraverso la teoria dell'esercizio della sovranità sul corpo dell'individuo da parte dello Stato.
Dare pondus idonea fumo, dare peso al fumo: entrare in una nebbia retorica è il rischio che si corre frequentemente sul piano delle idee e che vorremmo evitare per non perdere di vista l'idea di Nazione, che affiorera' spesso nel nostro discorso insieme a quella di individuo.
Il lettore si accorgerà presto che la nostra narrazione avrà una forte determinazione spirituale pur con tutte le implicazioni sociali e politiche del caso, perché per chi scrive la Nazione è il valore più alto tra tutti i valori (laici).
Cercheremo di non inciampare nel sottile filo che separa la venerazione estatica dalla ammirazione estetica come fu nel secolo scorso.
Per noi, infatti, non si tratterà di riproporre l'idea di un diritto del più forte fisicamente o di risalire nostalgicamente al mito d'epoca del superuomo o, andando ancora più su, molto più su, al culto classico (greco-romano) del corpo, ma di dimostrare senz'altro l'attualità e la validità della teoria secondo cui la vitalità di una Nazione ed il suo futuro dipendano almeno in parte dal controllo che lo Stato esercita direttamente sul corpo degli individui.
Nel nostro caso tale controllo verrebbe esercitato non per una volontà di repressione sic et simpliciter, bensì in base ad un programma di promozione della salute e del vigore fisico e di esaltazione della bellezza attraverso un meticoloso lavoro di agenzie educative sul corpo di alcune categorie di individui - in particolare i giovani e i soldati - ma anche di espunzione di vagabondi, tossicodipendenti, ubriaconi e marginali in genere che alterano l'armonia del paesaggio cittadino e vanno perciò prelevati e destinati alle istituzioni per la rieducazione e il reinserimento sociale.
La fioritura di giovani corpi, in particolare, dovrebbe essere il bellissimo segno, di generazione in generazione, della felice fecondità della Nazione, mentre dobbiamo purtroppo registrare di questi tempi la malattia del grembo materno, divenuto incapace di procreare figli della Patria. Verrebbe da dire che la Nazione è oggi riservata a pochissimi.
La democrazia si è dimostrata crudele nei confronti della Nazione, quasi volesse punirla per il ruolo fondamentale avuto nei grandi regimi della prima metà del Novecento, e la fotografia della Nazione nutrice di giovani e di soldati, materna curatrice dei loro corpi, si è inabissata con essi il giorno della sconfitta.
Alla Nazione è stato tolto tutto, la dignità di madre in primis e poi la cura del corpo degli individui. Voltate le pagine della Storia, i figli della Patria non esistono più, compaiono dall'oggi al domani degli anonimi cittadini.
Si celebra un corpo per celebrare un regime, si umilia un corpo per umiliare un regime: a questo punto, con un contorsionismo ideologico degno dei migliori spettacoli, si compie il grande inganno della democrazia, che avvampa d'invidia e seduce con il sapore della libertà. Non esiste più alcun regime ma la democrazia, che alimenta le paure della società civile, continuerà ad insinuare il sospetto che un controllo diretto sul corpo degli individui da parte dello Stato non possa avere altro fine evidentemente che quello di una limitazione della libertà degli stessi.
Questa è la verità storica che da quasi un secolo pesa sui corpi degli individui incurvandoli giorno dopo giorno sempre di più. Gli anonimi cittadini, quali li vediamo attraversare le nostre città, non sono figure d'atleti ma corpi curvi nella propria quotidianità, a loro insaputa pronti a cadere sotto il peso della Storia.
In realtà, la cura del corpo non è una mera questione di propaganda politica e di guerra ma un vero atto d'amore. Non v'è nulla di pericoloso in questo atto, nel voler educare al nerbo, al vigore fisico e alla bellezza.

(pubblicato su www.atuttadestra.net)